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GENOVA 21 GEN 2011 –
Federfarma Genova, che raggruppa le 296 farmacie private della provincia, aderisce allo sciopero generale indetto il primo febbraio a livello nazionale dall’assemblea di Federfarma riunitasi oggi a Roma.
Il voto dell’assemblea, a cui hanno partecipato i delegati genovesi è stato unanime, in segno di protesta contro le nuove regole di gestione del settore introdotte dal decreto “Cresci Italia” il cui testo definitivo è stato solo illustrato ma non consegnato.
Mercoledì primo febbraio sul territorio genovese sarà dunque garantito il servizio minimo: le farmacie disponibili ai cittadini saranno le stesse previste in un normale turno festivo. Potranno essere introdotte ulteriori forme di protesta, sempre nel rispetto dei minimi servizi garantiti ai cittadini, stabile punto di riferimento della categoria.
A livello nazionale si prevede l’apertura di 5000 nuove farmacie oltre alle 18000 esistenti. Il quorum oggi fissato a una farmacia su 4000 abitanti, scenderebbe a una ogni 3000.
Nella provincia di Genova, dove il quorum locale è di una farmacia ogni 2800 abitanti, aprirebbero dalle 12 alle 24 farmacie. Sul territorio comunale le nuove aperture sono previste nei grandi centri commerciali.
“Abbiamo deciso di aderire allo sciopero generale dopo che, nei giorni scorsi, per quanto a lungo sollecitato, ci è stato negato un incontro con il ministro della Salute Renato Balduzzi – dice Giuseppe Castello, presidente di Federfarma Genova – Rinnoviamo oggi la richiesta di incontri sia a livello governativo che parlamentare per spiegare le nostre ragioni”.
Castello ribadisce che Federfarma Genova non è contraria all’apertura di nuove farmacie, ma che il processo deve essere ragionato. “La spesa farmaceutica è in continua contrazione – commenta – Solo in Liguria nel 2011 si è registrato un decremento della spesa per i farmaci di 20 milioni di euro. Aprire nuove farmacie senza un ragionamento su come gestire correttamente il processo significa non solo creare un ulteriore danno al settore, ma andare incontro ad un impoverimento del servizio. Ciò implica, per esempio, che alcuni farmaci non saranno immediatamente reperibili in farmacia oppure che la turnazione dovrà essere rivista. Non potrà essere più garantito un servizio di qualità come quello odierno”.
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