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L’indicazione arriva da un articolo del Sole-24 Ore che passa in rassegna numeri e utili del gigante delle cooperative: nel 2011 i «prestiti sociali» hanno raggiunto un volume pari al 104% del fatturato e al doppio del patrimonio netto; da questa voce, poi, è arrivato il 52% dell’attivo patrimoniale, immediatamente reinvestito per il 63% in attività finanziarie (immobilizzate e non).
A fronte di una gestione commerciale che nel 2011 ha dato «risultati asfittici», prosegue l’articolo, il conto economico del gruppo può così poggiare su una gestione finanziaria che conta «11,2 miliardi di prestiti» dai soci, una cifra addirittura superiore a quella che nelle banche di piccole dimensioni arriva solitamente dalla raccolta diretta. «Secondo i dati di Bankitalia riferiti al 2011» rincara Il Sole-24 Ore «a livello nazionale l'insieme di tutte le cooperative raccoglie 14,2 miliardi di euro di risparmio dai soci privati non imprenditori». Grazie alla fiducia ricevuta da tali soci, in sostanza, il 79% del risparmio finisce nelle casse delle nove grandi Coop di consumatori (Coop Liguria, Coop Lombardia, NovaCoop, Coop Adriatica, Coop consumatori Nordest, Coop Estense, Coop Centro Italia, Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno). L’uso che viene fatto del denaro proveniente dagli iscritti è quello che farebbe una società di gestione del risparmio: acquisto di beni strumentali, azioni non quotate o immobili e titoli di Stato prontamente liquidabili, secondo percentuali differenziate. Ma nelle attività sono compresi anche investimenti che, si legge nell’articolo, «rivestono più natura speculativa che strumentale al perseguimento dello scopo mutualistico»: per esempio, le partecipazioni in Mps e in Unipol con FonSai. E così, nel «sistema Coop» si è progressivamente diffusa la figura del «promotore del prestito sociale», che nei punti vendita reclamizza le attività di investimento del gruppo e altri servizi finanziari. Perché dalla borsa della spesa alla borsa della speculazione il passo è breve. (AS)